Torniamo alla carica con un’altra prelibatezza dalle terre imperiali. Questa volta si tratta dell’uva svedese. Questa pianta è una chimera creata durante l’Aegis Aurea, per permettere ai paesi del nord europa di crescere delle uve piacevoli e poter produrre vino autonomamente. Come spesso succede alle creature create o manipolate dall’uomo, coloro che hanno passato il tempo a pasticciare con la natura si sono lasciati prendere la mano ed il risultato finale non assomiglia minimamente alla pianta iniziale.
L’uva svedese è un caso lampante di questo processo. La pianta che viene ora coltivata nell’impero è un albero piuttosto basso ed ampio, i cui frutti non crescono in grappoli ma come frutti individuali che, da lontano, possono ricordare un melograno. Questa pianta produce un singolo acino enorme, ricoperto da uno strato di cera colorata spesso più di un centimetro. Per godere del contenuto basta incidere la superficie cerosa e versare. Tipicamente un frutto contiene il necessario per un paio di bicchieri.
Questa cera è tipicamente rosso ceralaca, ma diversi allevatori competono per sviluppare nuove tonalità e nuovi colori. Il frutto maturo viene colto e lasciato maturare con calma. Grazie alle modifiche genetiche fatte il contenuto fermenta da solo e, con il tempo, crea una bevanda alcolica sostanzialmente equivalente al vino, anche se con toni più liquorosi e meno aromatici. Esattamente come il vino questa bevanda migliora con l’invecchiamento, ed è diventata tradizione di chi ne possiede tenerne una parte in riserva per farlo maturare per gli anni successivi.
Sfruttando la spessa copertura in cera, molte famiglie hanno iniziato anche ad inciderne la superficie, creando delle piccole opere d’arte. alcune di queste opere sono di valore estetico tale da essere conservate ed esposte nelle case dei più benestanti. Il valore di una di queste sfere è generalmente limitato, ma possederne di antiche è considerato un segno di lusso e privilegio, in quanto chiunque può ottenere una sfera ben scolpita, ma avere da parte una sfera risalente a prima della rifondazione dell’impero è decisamente un’altra cosa.
Il vino dell’uva svedese è, per sua natura, piuttosto limitato come quantità, ed è quindi generalmente poco usato dalla popolazione il cui scopo è fare un’abbondante bevuta, quanto piuttosto da intenditori che lo sorseggiano gustandosi il sapore speziato e liquoroso. In particolar modo è diventato d’uso fra gli Aristoi possedere un albero di uva svedese da tenere a maturare ed aprire per le grandi occasioni. Visto che il quantitativo è tipicamente per un paio di bicchieri, è d’uso aprire un acino di vecchia riserva in occasione della firma di contratti importanti. Il momento è reso più prezioso dalla coscienza che quella specifica annata e sapore sarà sentito solo dai due partecipanti, in quanto a suo modo ogni frutto è unico. Questa tradizione è tanto radicata che molti considerano il sapore dell’acino come un presagio sul futuro dell’accordo economico.