Benvenuti nel mediterraneo del 23° secolo, benvenuti in ciò che rimane del Regno dell'Uomo. Immergetevi nell'atmosfera cupa del Terzo Impero Mediterraneo: sperimentate l'opprimente società nata dalle ceneri della vecchia, distrutta dall'arrivo della magia. Trovate il vostro posto in un mondo in cui l'occulto è temuto e proibito, eppure subdolamente presente. Cercate di sopravvivere alle faide fra le famiglie aristoi e alla spietata competizione per il monopolio commerciale delle corporazioni. Lasciate la vostra impronta su un mondo ampio a sfaccettato, dalle torri e gli slum delle più grandi città ai territori alla periferia dell'impero che devono combattere per la sopravvivenza!

Perché si è perduta la tecnologia nel mondo?

space-telescope

Il presupposto forse più importante dell’ambientazione è che, dopo il collasso della società dovuto alla magia, la tecnologia sia retrocessa enormemente, costringendo quindi l’Impero a ricreare tutto da zero.

Perché è così fondamentale? Perché permette Aegis Aurea di liberarsi dall’incubo di tutte le ambientazioni fantascientifiche: l’impossibilità dell’autore di prevedere il futuro. Il problema di tutta la fantascienza che si occupa di futuro prossimo venturo è che ogni innovazione tecnologica rischia di sconvolgerne completamente la struttura. Se domani gli organi non avessero più bisogno di essere trapiantati ma potessero effettivamente essere coltivati (come stanno effettivamente facendo), tutte le ambientazioni che includono il traffico di organi risulterebbero sfasate con la realtà. Ogni dettaglio dell’ambientazione basato su queste tecnologie rischierebbe seriamente di essere compromesso, per arrivare alla fine a suonare ridicolo. La mia soluzione per arginare questo problema è stata radicale: la tecnologia che l’Impero possiede non è la stessa che possediamo noi, ma una equivalente sviluppata sulla base dei resoconti del nostro tempo, in un arco di tempo relativamente breve.

Questa scelta ha avuto tutta una serie di felici conseguenze: l’Impero è fondamentalmente isolato, quindi l’orientamento delle storie è principalmente rivolto alla politica interna e non quella esterna (che si presta a semplificazioni “buoni contro cattivi”); la mancanza di competitors tecnologici permette all’Impero di usare la tecnologia come chiave di volta per il mantenimento dello stesso (meraviglie del monopolio); i territori esterni ad esso degradano a zone rurali con tecnologia medioevale, aggiungendo nuovi tipi di storie possibili (western steampunk, nessuno?); altre zone mondiali in cui la cultura è rifiorita (e ve ne sono in abbondanza) sono sostanzialmente isolate, e questo permette una maggior ricchezza di possibili evoluzioni dell’ambientazione (specie visto l’aumento enorme di tempo trascorso rispetto al presente) senza problemi di continuità.

Tutti questi vantaggi però si basano sull’assunto che la tecnologia venga perduta. I più scettici si chiederanno come questo sia possibile. Una volta che una scoperta è stata fatta e scritta sui libri, non c’è modo di perderla, no? La questione è molto complicata, e i sociologi evoluzionisti ne discutono da anni, ma ci sono prove abbastanza certe che quando una società ha un numero troppo piccolo di individui e non abbastanza scambi culturali, si impoverisce rapidamente di conoscenze. Questi studi sono inoltre stati fatti su culture primitive, in cui la conoscenza e tecnologia disponibile richiedevano il lavoro di un piccolo gruppo di persone. Nel caso delle tecnologie moderne, tutta la discussione diventa enormemente più influente.

Il primo effetto è dovuto semplicemente alla riduzione della popolazione: le conoscenze specialistiche necessarie per una tecnologia avanzata richiedono molti anni e sono molto variegate. Un paese di mille persone difficilmente potrà mantenere una tradizione di fisica nucleare per gestire una centrale. Questo è vero per tutte le più importanti specializzazioni moderne. Durante il secondo medioevo i piccoli paesi in cui le persone si rifugiarono erano ben separati, i contatti con l’esterno scarsi e gli stranieri visti con diffidenza. Questo ovviamente non ha fatto che peggiorare la situazione. Inoltre la nostra civiltà è estremamente dipendente dalla specializzazione ad alta efficienza: in un piccolo paese probabilmente più di metà della popolazione è necessaria per la produzione di cibo perché costretti ad usare metodi poco efficienti, mentre nel mondo moderno le persone necessarie al sostentamento sono una piccola percentuale della popolazione totale, lasciandone così ancora di più libere di dedicarsi ad attività ad alta specializzazione.

Non bisogna inoltre dimenticare che molte attività dipendono dalla capacità produttiva a livello mondiale. La maggior parte dei lavori moderni si svolge di fronte ai computer, e sarebbero impossibili (se non insensate, pensate ai programmatori) senza di questi. Pensate poi che i processori per computer vengono prodotti in una manciata di immense industrie sparpagliate per il mondo, che utilizzano materiali rarissimi che si estraggono a loro volta da poche miniere sparse nel mondo (o meglio, in Cina). Cosa pensate che potrebbe succedere con il crollo della globalizzazione che segue alla crisi magica? Niente più terre rare, niente più computer, niente più accesso a buona parte della conoscenza moderna, alla telocomunicazione semplice ed economica e così via.

Questa combinazione di effetti implica che a seguire la crisi della magia la perdita di conoscenza tecnologica fu rapida (con conseguenze letali per una bella parte della popolazione). Buona parte del mondo di Aegis Aurea è ancora intrappolato in questo circolo vizioso, tenuti imprigionati dalle difficoltà e dalle creature magiche. L’Impero si è risollevato (insieme alle sue controparti sparse per il mondo) ed è riuscito a riprendere possesso di molta di questa conoscenza, ma è anche un gigante dai piedi d’argilla a malapena in grado di sostenere la tecnologia e la crescita che sta avendo, anche senza contare gli altri pericoli interni ed esterni.

Insomma, sarà un bel lavoro non farlo disgregare, buona fortuna a voi che proverete!

RIFERIMENTI SULLA PERDITA DI TECNOLOGIA NELLE CIVILITÀ PRIMITIVE:

http://scienceblogs.com/gregladen/2010/08/08/why-did-the-tasmanians-stop-ea/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20392733

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25646448

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25048625

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22848419

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22555004

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0040580912000482

 

 

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