Benvenuti nel mediterraneo del 23° secolo, benvenuti in ciò che rimane del Regno dell'Uomo. Immergetevi nell'atmosfera cupa del Terzo Impero Mediterraneo: sperimentate l'opprimente società nata dalle ceneri della vecchia, distrutta dall'arrivo della magia. Trovate il vostro posto in un mondo in cui l'occulto è temuto e proibito, eppure subdolamente presente. Cercate di sopravvivere alle faide fra le famiglie aristoi e alla spietata competizione per il monopolio commerciale delle corporazioni. Lasciate la vostra impronta su un mondo ampio a sfaccettato, dalle torri e gli slum delle più grandi città ai territori alla periferia dell'impero che devono combattere per la sopravvivenza!

Kobarid – il setting dell’avventura “Ombre sull’Isonzo”

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Kobarid, conosciuta con il nome italiano di Caporetto, è stata teatro di una delle più tragiche campagne italiane della prima guerra mondiale. Al confine fra la Slovenia e l’Italia, non credo sia possibile andarci senza rimanere inspirati dallo scenario e dalla tragedia che lì si svolse.

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Ci sono stato in campeggio nel ferragosto dell’estate 2013, ed è stata un’esperienza molto intensa, per quanto breve (sono rimasto solo un paio di notti). Appena arrivato, mentre pulivo il terreno per piantare la tenda, trovai una cartuccia di fucile quasi perfettamente conservata dalle battaglie lì avvenute. Da quel momento in poi l’ho sempre conservata come un cimelio personale, fino a quando una guardia dell’aereoporto di Stansted ha reputato inappropriato farmi portare una cartuccia carica a bordo (chissà perché). Mi sono sempre interrogato sulla storia di quel pezzo di metallo. Chi era il proprietario? Era di un soldato italiano oppure austro-ungarico? È sopravvissuto alla guerra? Da quando l’ho presa in mano non ho potuto fare a meno di constatare la realtà di quello che era successo in quella valle ed ho speso tutto il tempo in uno stato di leggera trance, immaginando la storia di quei posti.

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Questa è una foto delle sorgenti dell’Isonzo, che si raggiunge dopo una belle scarpinata in montagna. L’acqua era gelida come il ghiaccio anche in piena estate e immergersi in pieno è stata un’impresa eroica. Con la mente sempre immersa nell’immaginazione malsana del passato, cercavo di figurarmi come ci si potesse sentire a fare quelle scarpinate, a mettere i piedi in quell’acqua gelida, con le rocce scivolose che minacciavano di portarti nell’acqua in qualsiasi momento.

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Il tour è finito al sacrario di Sant’Antonio, che commemora le vittime italiane, ed ha una veduta sull’intera valle. La strada per raggiungerlo è impostata come una via crucis, sinuosa e coperta da fitte chiome.

L’effetto finale di questo viaggio è stato il desiderio di portarne via un po’ con me, di far sperimentare l’angoscia che avevo immaginato anche ai miei giocatori.

Le povere vittime del caso si sono quindi calate nei panni di un gruppo di ASI mandati in recognizione al di là del muro alpino per vedere se la valle fosse in condizione di essere riconquistata dai Grifoni. La risposta è ovviamente no, e ben presto scoprirono che gli spiriti tormentati dei soldati caduti non vedevano di buon occhio dei militari che calpestavano impunemente il terreno in cui riposavano. Dopo una sconfitta disastrosa contro la massa di zombie ancora capaci di usare armi antiche e moderne, i sopravvissuti (i giocatori ed un personaggio non giocante) si ritrovano feriti ed indeboliti nelle gelide acque dell’Isonzo, cercando salvezza nelle luci di un piccolo paese in lontanza. Alla morte del loro compagno, che si rianima in forma di altro zombie posseduto da spiriti malevoli, realizzano quanto siano scarse le loro possibilità di sopravvivenza, specie quando sentono arrivare da lontano gli altri non morti.

Visto che il paese di Kobarid è ancora lontano, cercarono rifugio nel sacrario di Sant’Antonio, dove i non morti li tengono in assedio, fintanto che anche gli spiriti di quel posto non iniziano a risvegliarsi infastiditi, costringendoli nuovamente a fuggire lanciandosi per i pendii che circondano il sacrario.

La fuga che ne segue vede la distruzione di Kobarid e battaglie lungo il fiume con barche di fortuna per cercare di tornare vivi fino al muro. Sopravvissuti tutti quasi per miracolo dei dadi, trovo che sia una delle mie avventure one-shot in cui mi sono più divertito, e che ha ottenuto la miglior risposta dai giocatori.

Credo che uno dei punti di forza di Aegis sia proprio la possibilità di prendere in mano la storia locale dei posti in cui vive e che si visita e dargli nuova vita. Una volta che diventerà un’abitudine ogni statua, ogni piazza, ogni vecchio palazzo sarà una buona scusa per una nuova avventura.

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